Il Fachiro e altri racconti fantastici

16,00 15,20

  • Autore: Odilon Redon
  • Curatore: Luana Salvarani
  • Editore: Medusa Edizioni
  • Collana: Le porpore
  • Anno edizione: 2012
  • In commercio dal: 14 novembre 2012
  • Pagine: 118 p., ill. , Brossura
  • EAN: 9788876982583
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Descrizione

Ci sono artisti nella cui biografia l’opera e la storia, l’immagine e la letteratura si fondono con una naturalezza che non lascia adito a distinzioni che non siano, alla fine, riduttive sia per l’una che per l’altra; Odilon Redon è questo tipo di artista. Nella sua opera pittorica la letteratura nasce dalla frequentazione di personaggi come Mallarmé e Huysmans, dalla lettura dei racconti fantastici di Poe.

Ma se molti hanno imparato a riconoscere quelle sue figurine un po’ marziane, che sembrano uscite appunto da un racconto di fantascienza di oggi, ancora troppo poco è conosciuta la sua opera di scrittore e narratore. Diceva, Redon, che l’arte di scrivere è il lavoro più nobile, il più delicato che possa esercitare un uomo, poiché si tratta, con
la scrittura, di agire sullo spirito di un altro uomo.

E in questi racconti fantastici la vita dell’artista e il sogno dell’immaginazione compongono un singolare intreccio davvero commovente per delicatezza e sensibilità poetica. Un viaggio giovanile in Spagna in compagnia di un amico caro dà lo spunto per la scoperta delle leggende locali; il senso del mistero e degli oggetti che diventano presenze minacciose prende forma nella “Notte di febbre”; lo spleen baudelairiano invece domina il breve racconto intitolato “Sogno”, dove la solitudine della giovinezza cerca rifugio nella poesia che supera la malattia e apre alla gioia spirituale.

La guerra contro i prussiani e il sacrificio per la patria offre lo spunto per un sogno malinconico, “1870, dicembre”; mentre “Il Fachiro”, sorta di saggio alla Montaigne, ma non in prima persona, insinua il dubbio se Redon stia esclusivamente vibrando un’invettiva verso il raffinement parigino o dipingendo un’amara satira di se stesso; mentre “Marta la Pazza”, scritto in prima persona, “storia creola”, evoca la moglie, Camille, vittima del naufragio che fece la nave che dal paese natale di La Réunion la portava in Francia.

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